Origini degli Highland Games

Di Gianluca Ricci

Pare che la loro origine affondi nella notte dei tempi, quando nelle ruvide terre a nord dell’isola britannica gli abitanti iniziarono a sfidarsi tra loro in discipline le più bizzarre e inverosimili, probabilmente allo scopo di fissare una sorta di gerarchia sociale a cui poi sottoporre tutte le attività comunitarie.

Oggi sono conosciuti con il nome di Highland Games e vengono addirittura organizzati secondo un preciso calendario, in modo che gli appassionati del genere (non di rado accade di individuare qualche membro della famiglia reale fra il folto pubblico) possano seguire gli eventi più interessanti.

Sempre che, ovviamente, si reputi interessante una sfida al lancio del tronco o una al tiro alla fune o una al lancio del martello (non nel senso dell’attrezzo olimpico, ma in quello dell’utensile vero e proprio) o altre amenità del genere.

Gli scozzesi le trovano più che interessanti, addirittura appassionanti, visto che la folla che si assiepa sulle tribune ad assistere alle gare è sempre numerosissima.

D’altronde la Scozia è un Paese che sulle tradizioni ha costruito la sua nomea e ci tiene a mantenerle inalterate proprio per questo.

A dare origine a questa serie di eventi, concentrati particolarmente nei mesi estivi, quando la temperatura si fa più mite e gareggiare in gonnellino non è poi così terribile, pare sia stato il re Malcolm III, nell’XI secolo: a caccia di un messaggero personale in grado di correre a lungo e velocemente, avrebbe organizzato una gara di corsa in collina sul Craig Choinnich.

Un evento che venne ripetuto gli anni successivi e che fu poi integrato da altre prove di abilità personale: e se oggi esistono competizioni di corsa in collina, organizzate proprio per ricordare gli albori degli Highland Games, ad esse si sono poi aggiunte altre occasioni di confronto, dalle gare di danza tradizionale a quelle di agghindamento degli animali domestici.

Pare infatti che le gare, da prove di forza e resistenza, si siano evolute in prove di abilità creative e artistiche per far divertire la corte reale e i nobili che si erano appassionati all’appuntamento.

Così come li conosciamo noi, invece, gli Highland Games hanno precisato la loro conformazione all’inizio dell’Ottocento, anche se non esistono né una federazione ufficiale né un elenco delle discipline ammesse: il loro successo fu tuttavia tale da incuriosire persino un esperto del calibro del barone De Coubertin, quello del famoso motto “l’importante è partecipare”, il quale, dopo aver assistito ad alcune esibizioni, si convinse ad importare nel format delle sue Olimpiadi proprio il tiro alla fune, il lancio del martello e il lancio del peso, veri e propri cavalli di battaglia degli energumeni delle Highlands.

Fortunatamente il nobile francese non c’era quando in qualche sperduta landa dell’estremo nord dell’isola qualcuno ebbe l’idea di misurare l’abilità degli atleti nello scagliare il più lontano possibile una forma del tipico insaccato locale, l’haggis: la sfida divenne così appassionante da coinvolgere alcuni dei partecipanti più conosciuti di questo tipo di manifestazioni, anche se il record di tal Lorne Coltart (66 metri!) rimane ancora oggi imbattuto.

Chissà se la moderna organizzazione olimpica potrebbe accettare una simile provocazione…