Appalti: la riforma per far ripartire gli investimenti in Italia

Gli scandali degli ultimi anni e le difficoltà burocratiche sono tra le cause della paralisi economica del nostro Paese. Ecco perché la riforma del Codice degli Appalti, in discussione in Parlamento, può aiutare sbloccare qualcosa… Vediamo insieme quali sono i punti principali di questo intervento.

L’anno scorso il Mose di Venezia, poi l’affaire Expo, ora Mafia Capitale… Basta solo guardare alla cronaca degli ultimi mesi per accorgersi di come il mondo degli appalti in Italia appaia decisamente poco trasparente, dove sembrano trionfare corruzione, ritardi mostruosi, opere incomplete o realizzate male, mentre invece il Paese potrebbe trovare forza e vigore proprio dagli investimenti in opere pubbliche.

È questa la filosofia che sta alla base della riforma del Codice di appalti, in fase di discussione in Parlamento: un tentativo innanzitutto di “sburocratizzare”, ovvero alleggerire il corpus normativo, liberare il sistema dalle intermediazioni, aumentare i controlli. Per avere ulteriori informazioni o richiedere approfondimenti sulle gare aperte ci si può rivolgere al sito Appaltitalia.it.

Al centro, l’Anac. Non è un caso, dunque, che nella discussione sul nuovo Codice si parta dall’assegnare più compiti, funzioni e prerogative all’Agenzia Nazionale per l’Anticorruzione. L’Authority dovrà non solo vigilare e controllare su tutto il sistema, dal bando di gara alla realizzazione dell’opera, dalle stazioni appaltanti agli esecutori dei lavori, ma avrà anche funzioni di raccomandazione, intervento sanzionatorio e cautelare, adozione di linee guida, modelli di bandi e tipo da seguire. Inoltre, l’Anac avrà il compito di gestire il nuovo sistema di qualificazione delle stazioni appaltanti, che servirà a valutarne anche le capacità dal punto di vista tecnico e organizzativo. La novità di maggior rilievo è poi la istituzione dell’albo nazionale dei componenti delle commissioni giudicatrici di appalti pubblici e concessioni, sempre tenuto dall’Autorità al momento guidata da Raffaele Cantone: si tratta di un elenco dei commissari che prevede specifici requisiti di professionalità, competenze e, non ultimo, moralità: la scelta del singolo commissario avverrà attraverso un sorteggio pubblico da una short list di candidati sottoposta dalle stazioni appaltanti.

Semplificazione, finalmente. I cambiamenti maggiori interessano il corpo nel suo insieme, e riguardano la semplificazione. In breve, si passerà dalle attuali 600 e passa norme a meno di 300, sfoltendo il complesso sistema che oggi regolamenta appalti e concessioni. Va in questa direzione anche la scelta di ridurre gli oneri documentali a carico dei soggetti partecipanti, così come la creazione di un’unica banca dati centralizzata per la qualificazione delle stazioni appaltanti. A questo proposito, molto importante è la proposta di ridurre il numero delle stesse stazioni: oggi in Italia sono circa 27 mila, numero davvero troppo alto per assicurare un controllo capillare.

Trasparenza e costi. L’altro asse di intervento riguarda il tentativo di delineare processi che siano più trasparenti. Una delle misure allo studio, ad esempio, prevede la completa (e maggiore) trasparenza e pubblicità delle procedure di gara, in tutte le sue fasi. Sul versante della riduzione dei costi, invece, si punta alla razionalizzazione delle procedure di spesa, al contenimento dei tempi e alla piena verificabilità dei flussi finanziari, oltre a un nuovo meccanismo che dovrebbe anche contenere il ricorso alle “varianti d’opera”: se l’esborso necessario per questa modifica progettuale supererà i costi previsti dalla gara, le stazioni appaltanti avranno il potere e l’autorizzazione di interrompere il contratto. Sempre in tema di risparmio, vanno segnalate l’introduzione di un sistema di nuovi prezzi standard per lavori, servizi e forniture e la promozione di metodi alternativi per la risoluzione delle controversie, che dovrebbero anche ridurre i tempi del dibattito.

Panoramica sugli altri interventi. Il nuovo Codice tenterà anche di migliorare le condizioni di accesso al sistema di appalti, gare e concessione per le piccole e medie imprese, che rappresentano oltre il 90% del tessuto produttivo del nostro Paese. Molto interessante anche l’incentivo dell’utilizzo di forme di partenariato tra pubblico e privato, che dovrebbero poter contare anche su nuovi strumenti, innovativi e specifici, di carattere finanziario.