La Piramide di Tirana: tra progetti di restauro e corse con gli slittini

Gianluca Ricci

 

La piazza centrale di Tirana, la capitale dell’Albania, non può vantare bellezze architettoniche pari a quelle di molte delle altre capitali europee, anche se ad attirare l’attenzione del visitatore che la attraversa è, oltre alla celebrata statua equestre dell’eroe nazionale Skanderbeg, una inattesa piramide di vetro e cemento.

albania tirana

Nulla a che vedere con i più celebri e rinomati modelli egiziani, ovviamente: solo la testimonianza delle manie di grandezza del dittatore decaduto del Paese, Enver Hoxha, che ne ordinò la realizzazione per accogliere il suo corpo dopo la morte.

Un mausoleo piramidale, insomma, una forma architettonica di immediato impatto che ricordasse la grandezza di un uomo che invece la storia ha spazzato via, com’era stato per Ceausescu in Romania, con ignominia e rancori diffusi.

Ma il tempo, si sa, è galantuomo e finisce per lenire tutte le ferite, anche quelle apparentemente più gravi.

Se fino a qualche anno fa a Tirana si era discusso animatamente sulla sorte della struttura, parendo opportuno ai più spazzarla via in una sorta di damnatio memoriae tale da consegnare l’ex dittatore nel sottoscala della storia patria, oggi le posizioni si sono ammorbidite e quella buffa piramide in pieno centro inizia a diventare parte integrante del paesaggio cittadino, al punto tale che da mausoleo si è trasformata in centro culturale internazionale.

Decisiva per la sua sopravvivenza è stata la cronica mancanza di risorse necessarie al suo abbattimento. E così oggi i ragazzini ci si arrampicano e scendono dalle pareti scoscese di cemento di corsa, come se si trattasse di un enorme parco giochi.

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C’è chi, per provare l’ebbrezza della velocità, si lancia dal vertice sopra slittini di plastica improvvisati, chi invece si rotola fino alla piazza come se si trovasse su un pendio erboso. Insomma, gli albanesi ci hanno preso confidenza e ora quell’ammasso di vetro e cemento non fa più tutta quella impressione che faceva solo pochi anni fa, fresco simbolo di un momento politico fra i più bui del Paese.

Addirittura qualcuno si è spinto a invocarne la ristrutturazione, spingendo per un concorso di idee e un crowdfunding, visto che molte parti di esso risultano in cattive condizioni, aspetto che poco si confà alla nuova statura culturale che gli si è voluta attribuire.

Ma le piramidi sono una tentazione troppo grossa per chiunque cerchi un minimo di visibilità architettonica, anche ora che sono trascorse migliaia di anni dall’edificazione dei modelli originali di cui quelli di Cheope, Chefren e Micerino, nei pressi del Cairo, sono gli esempi più illustri.

Ad una struttura piramidale hanno fatto ricorso i francesi quando hanno voluto ristrutturare il museo del Louvre e attribuirgli una nuova identità, una piramide l’hanno realizzata i Romani affascinati da quelle che avevano avuto modo di ammirare in Egitto, piramidi di diversa grandezza e foggia sono sparse per tutto il Messico, a testimonianza del fatto che si tratta di un simbolo più forte dello scorrere degli anni.

Piramide uguale potenza, forza, superiorità.

Ecco perché nessun gesto può essere considerato più efficace per demolirne la potenza metaforica di quelle discese sulle pareti scoscese da parte dei bimbi albanesi.

A seppellire Hoxha definitivamente sono dunque state tante risate innocenti.