Etiopia – Danakil, la culla dell’Umanitá

Gianluca Ricci

Non dovrebbe mancare nel carniere di ogni viaggiatore che voglia definirsi davvero tale un pellegrinaggio nella culla dell’umanità. Una sorta di percorso a ritroso nel tempo alla ricerca delle proprie origini: nulla a che vedere con quelle familiari o con la ricostruzione del proprio albero genealogico.

Quando si dice origini, si intende proprio origini: il punto dove è iniziata l’avventura dell’uomo sul nostro pianeta, dove gli scienziati hanno individuato e recuperato le prime tracce lasciate da esseri in possesso delle stesse identiche caratteristiche che ancora oggi possiamo vantare.

Rinvenimenti casuali, che hanno però permesso di riscrivere la storia dell’evoluzione del pianeta. Tutto è accaduto nel cosiddetto triangolo di Afar, in mezzo all’Etiopia, detto dai locali “porta per l’inferno” a causa della presenza di fenomeni vulcanici davvero impressionanti.

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Lì nel 1974 il paleontologo americano Donald Johanson si imbattè in un pezzo di osso che sbucava dal terreno: non ebbe nemmeno bisogno di scavare per realizzare una delle scoperte più importanti nella storia dell’umanità. Intorno recuperò pure pezzi di cranio, una mandibola, le ossa di braccia e gambe: era quella che venne battezzata di lì a poco Lucy, la prima donna con i suoi tre milioni di anni di età, così chiamata in onore della canzone dei Beatles “Lucy in the sky with diamonds” che impazzava alla radio in quel periodo.

Pochi sanno che gli abitanti del luogo preferirono battezzarla Denkenesh, ovvero “sei meravigliosa”, ma poco conta. Se lì è iniziato tutto, lì prima o poi bisogna dunque andare, una sorta di viaggio purificatore e apotropaico, denso di significati che trascendono la bellezza dei luoghi, peraltro ricchissimi di fascino.

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Già, perché da quelle parti è possibile avvicinare anche alcuni tratti di natura primigenia, clamoroso pendant con i resti della progenitrice dell’umanità. Il vulcano Erta Ale, “la montagna fumante”, rappresenta l’attrazione più affascinante e significativa del luogo, una caldera di roccia nera alta più di seicento metri che contiene uno dei più estesi e antichi laghi di lava permanenti del mondo.

Raggiungere quell’area disabitata del pianeta non è cosa facile, ma sono sempre più numerose le agenzie che organizzano trekking fin laggiù: i più coraggiosi possono così inerpicarsi sulle sue pareti scoscese e affacciarsi sul bordo, da cui si ammira uno dei panorami più potenti del globo, ovvero una enorme distesa di magma incandescente che svaria lungo tutte le sfumature del rosso e del nero in perenne ebollizione; non potrebbe essere altrimenti, visto che le temperature misurate dai tecnici superano abbondantemente i mille gradi.

Motivo per cui di tanto in tanto si impennano nell’azzurro del cielo fiammate di lava incandescente, veri e propri getti di fontana rossastri accompagnati da sbuffi di gas ammoniacali da cui è bene tenersi alla larga.

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Sempre nel deserto del Danakil si trovano anche il vulcano Dallol, caratterizzato dalla presenza di un vasto campo di geyser multicolori che sbuffano vapore a intervalli regolari, e il vulcano Gada Ale, che ospita un incredibile lago di fango e zolfo anch’esso in perenne ebollizione.

D’altronde si tratta di una delle regioni tettonicamente più attive del pianeta, e non poteva essere altrimenti, visto che tutto, ma proprio tutto è partito da lì.