A Sofia (Bulgaria) la libertà è cangiante: il monumento ai soldati russi che cambia aspetto

di Gianluca Ricci

 

Probabilmente si tratta dell’unico monumento cangiante al mondo, ma la particolarità più curiosa non è che di tanto in tanto cambi la sua fisionomia, ma che la mantenga mutata per brevissimo tempo, motivo per cui coloro che ne possono cogliere le variazioni possono considerarsi particolarmente fortunati.

Si tratta del gruppo scultoreo dedicato ai soldati russi e realizzato nel 1954 a Sofia, capitale della Bulgaria, per ricordare il sacrificio dei soldati dell’Armata Rossa durante la cacciata dei nazisti alla fine della seconda guerra mondiale.

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In realtà è uno dei tanti disseminati dall’Unione Sovietica nei Paesi del Patto di Varsavia all’indomani della spartizione dell’Europa fra Usa e Urss, privo di specifiche qualità artistiche o di elementi simbolici particolarmente significativi.

Ciò che ha reso famoso nel mondo quel monumento è stata la fantasia di qualche anonimo contestatore che, per propalare il suo messaggio contingente, ha pensato bene di dipingere le figure dei soldati raffigurate facendo assumere loro conformazioni diverse.

La prima volta che il monumento venne trasfigurato fu nel giugno del 2011, quando i militari sovietici furono trasformati con abili colpi di pennello in eroi dei fumetti americani, da Superman a Joker, da Santa Klaus a Wolverine. Una sorpresa per tutti, specie per le autorità che in breve si attivarono per eliminare le tracce di vernice e riportare il monumento alla sua funzione simbolica originaria.

Ma ormai la strada era tracciata e ogni volta che si trattava di manifestare qualsiasi tipo di pensiero o di presa di posizione, il monumento ai soldati russi era destinato a cambiare aspetto.

Nel 2013 accadde ben due volte: la prima, a febbraio, quando i militi furono dipinti di bianco, rosso e verde per commemorare le vittime del comunismo; la seconda, in agosto, quando i soldati furono dipinti di rosa per ricordare la Primavera di Praga e veicolare un messaggio di scuse ai vicini cechi per la partecipazione della Bulgaria all’evento.

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L’anno successivo il fenomeno si ripeté per ben tre volte: la prima quando il soldato centrale venne vestito cromaticamente dei colori della bandiera ucraina, in segno di appoggio alla rivoluzione scoppiata quell’anno contro la Russia, che protestò vibratamente e impose la rapida pulitura del gruppo monumentale; la seconda, pochi giorni dopo, quando i colori ucraini tornarono a ravvivare la scultura in segno di protesta contro l’invasione russa della Crimea; la terza, quando due soldati furono dipinti uno con i colori della bandiera ucraina e l’altro con quelli della bandiera polacca per celebrare il massacro di Katyn, esecuzione di massa perpetrata dai soldati dell’Armata Rossa alla fine della seconda guerra mondiale contro prigionieri polacchi e ucraini.

Da allora il gruppo scultoreo è fatto oggetto di una ferrea sorveglianza che ha impedito nuovi imbrattamenti, anche perché la Bulgaria è rimasta uno dei pochi Paesi ancora filorussi in area europea e dunque ogni sfregio al monumento suona come uno sfregio all’amicizia politica che lega, se non i due popoli, i due governi.

Infatti queste attività “sovversive” dimostrano come le nuove generazioni siano diventate piuttosto tiepide nel manifestare simpatia all’alleato russo, anche se il fenomeno continua ad essere derubricato alla voce curiosità.